Si chiama “Hormones and endocrine-disrupting chemicals: low-dose effects and nonmonotonic dose responses” ed è l’ennesimo studio – pubblicato su “Endocrine Reviews” – che mette al bando pesticidi e plastiche.
Si chiama “Hormones and endocrine-disrupting chemicals: low-dose effects and nonmonotonic dose responses” ed è l’ennesimo studio – pubblicato su “Endocrine Reviews” – che mette al bando pesticidi e plastiche.
Un team di dodici ricercatori di diverse università americane, dopo aver esaminato i dati degli effetti a basse dosi di cinque studi sui distruttori endocrini (Edc-Endocrine disrupting chemicals), hanno tracciato una descrizione dettagliata dei meccanismi responsabili della produzione di tali fenomeni, oltre a centinaia di esempi tratti da culture cellulari, animale, epidemiologia e la letteratura.
La conclusione cui sono giunti è che “le risposte ‘nonmonotonic’ agli effetti delle basse dosi sono molto comuni negli studi degli ormoni naturali e Edc. Quindi, che basse dosi di Edc abbiano una certa influenza sulle patologie umane non è più una congettura, perché gli studi epidemiologici dimostrano che le esposizioni ambientali agli Edc sono associate a malattie umane e disabilità. Si conclude che quando si verificano curve dose-risposta non-monotone, gli effetti delle basse dosi non possono essere previsti dagli effetti osservati a dosi elevate. Quindi, sono necessari cambiamenti fondamentali nei test chimici e determinazioni sulla sicurezza necessarie per proteggere la salute umana”.
In sintesi, anche basse dosi di sostanze ormonali – utilizzate dai pesticidi alla plastica – possono avere effetti gravi sulla salute umana. Nella sua recensione dello studio, Elizabeth Grossman ricorda che “prima della la pubblicazione del celebre libro ‘Primavera silenziosa’ di Rachel Carson 50 anni fa, gli scienziati sapevano che certe sostanze chimiche di sintesi possono interferire con gli ormoni che regolano la maggior parte dei sistemi vitali del corpo.
La prova degli impatti sulla salute delle cosiddette sostanze chimiche sul sistema endocrino cresciute tra gli anni ’60 e gli anni ’90, con la pubblicazione nel 1996 di ‘Our stolen future’ di Theo Colborn, Dianne Dumanoski e J. Peterson Myers, molte persone hanno ascoltato per la prima volta come tali esposizioni, da inquinamento industriale, pesticidi, e il contatto con i prodotti di consumo finiti, come le materie plastiche, colpiscono le persone e la fauna selvatica. Da allora la preoccupazione dell’opinione pubblica per questi impatti è cresciuta.
Nel 2009, l’American medical association ha chiesto di ridurre l’esposizione del sistema endocrino alle sostanze chimiche. L’anno scorso, otto società scientifiche, che rappresentano circa 40mila ricercatori, hanno esortato le autorità di regolamentazione federali a recepire le ultime ricerche sui distruttori endocrini nei chemical safety testing”. La principale autrice dello studio, Laura Vandenberg del Department of developmental and regenerative biology della Tufts University, è convinta che “questa risposta comportamentale a bassi dosaggi e a dosaggi speciali ci si dovrebbe aspettare da qualsiasi sostanza chimica che agisce come un ormone”, ma non tutti gli esperti in biologia e tossicologia sono d’accordo con le sue conclusioni. Alcuni ricercatori accademici, dell’industria e dell’Environmental protection agency Usa, dicono che non esiste ancora alcuna prova che dosi estremamente basse di sostanze chimiche abbiano effetti negativi sul sistema endocrino e sulla salute o producano costantemente effetti a basse dosi che non sono previsti dai loro effetti a dosi più elevate.
“Non c’è dubbio che sia i composti naturali che quelli sintetici possono mimare gli ormoni – ha detto George Gray, direttore del Center for risk science and public health della George Washington University. “Ma che una sostanza chimica produca effetti ad un certo livello, senza avere effetti ad un altro, e diversi effetti ad un altro livello di esposizione, non è ancora ampiamente accettato in tossicologia. E’ qualcosa di cui i tossicologi non sono ancora davvero convinti”. Tuttavia state già identificate centinaia di sostanze chimiche distruttrici degli ormoni e praticamente siamo sempre esposti a questi composti individuati nel rapporto: il bisfenolo A, utilizzato nella plastica, i pesticidi comuni come l’atrazina e il clorpirifos metile, il paraben, un conservante usato nei cosmetici e nei prodotti per la cura personale; il triclosan, un agente antibatterico usato in saponi e dentifrici, il nonilfenolo, un ingrediente detergente; il ritardante di fiamma PBDE-99, il perclorato, un composto dei carburanti, e la diossina. Il documento cita anche il Ddt e i Pcb.
I loro effetti includono impatti negativi sullo sviluppo sessuale e riproduttivo, la fertilità, i sistemi cognitivi e neurologici, le funzione del sistema immunitario ed effetti metabolici, tra cui il diabete e l’obesità