Il 24 maggio arriva al Parlamento europeo il “Pacchetto latte” presentato a dicembre 2010 dalla Commissione. Si tratta del primo grande appuntamento con gli organi che devono decidere, e che in questo caso sono il Parlamento e il Consiglio, attraverso la lunga e complessa procedura della codecisione.

L’approvazione del “pacchetto latte”, e in particolare del regolamento che costituisce lo strumento di attuazione, non si presenta facile neppure in questa fase di prima lettura, poiché gli emendamenti presentati sono circa 300; per cui occorrerà un paziente lavoro di mediazione, per arrivare a sfoltire il campo e approvare una proposta da presentare poi ai Ministri per la seconda e definitiva lettura ed approvazione. Eppure la iniziale proposta di regolamento della Commissione era all’apparenza molto semplice, e teneva conto dei risultati del lavoro svolto dal Gruppo Alto Livello sul latte istituito il 5 ottobre 2009, nel momento più difficile del mercato del latte. La proposta di regolamento messo a punto dai servizi della Commissione riguardava, quindi, essenzialmente le relazioni contrattuali, il potere di contrattazione collettiva dei produttori, le organizzazioni interprofessionali e settoriali e la trasparenza e le norme che dovrebbero essere valide almeno fino al 2020, in modo da interessare gli ultimi anni prima dell’abolizione del regime delle quote e quelli immediatamente successivi.

Le raccomandazione del Gruppo alto livello Era stato infatti il Gal a raccomandare alla Commissione, nella sua relazione di fine lavori del 15 giugno 2010, di affrontare congiuntamente e sollecitamente le tre raccomandazioni riguardanti rispettivamente i contratti, il potere contrattuale dei produttori e le organizzazioni dei produttori, in quanto si trattava di tematiche strettamente collegate ed interdipendenti.

Il primo argomento trattato, quindi, dal “pacchetto latte” è quello dei contratti tra acquirenti e produttori, contratti che oggi mancano nella gran parte degli Stati membri. Gli esperti infatti hanno rilevato che nella maggior parte dei casi, gli allevatori producono senza sapere quale sarà il prezzo del latte consegnato ai trasformatori e alle latterie. Inoltre i produttori non conoscono preventivamente i volumi di latte che potranno essere consegnati, per cui manca una pianificazione della produzione. In altri termini, quando i prezzi sono bassi, le consegne non si riducono per effetto della legge della domanda e dell’offerta, ma addirittura aumentano, aggravando la situazione di mercato e spingendo i prezzi ancora più in basso. Lo schema di regolamento adesso all’esame del Parlamento europeo rileva che attualmente non vi è una legislazione comunitaria in materia contrattualistica, per cui devono essere i singoli Stati ad incentivare la stipula di contratti.

Detta stipula deve però avvenire secondo uno schema base comune. Il documento comunitario precisa, infatti, che il contratto deve contenere almeno quattro elementi da negoziare liberamente tra le parti e cioè:

1) il prezzo da pagare alla consegna e la relativa formula di calcolo del prezzo,

2) il volume di prodotto consegnato,

3) il calendario di consegna nel corso della campagna e

4) la durata del contratto.

I contratti dovranno essere sottoscritti prima dell’inizio delle consegne del latte e dovranno riguardare tutti i soggetti che fanno parte della filiera che va dal produttore al trasformatore; per cui, se vi sono più raccoglitori che consegnano ad un collettore il quale a sua volta consegna ad una latteria, sarà necessario stipulare contratti scritti tra tutti i soggetti in modo da vincolare ciascuno ad una programmazione e di conseguenza ad un controllo del mercato.  Alle associazioni dei produttori lattieri viene poi data la possibilità di negoziare collettivamente con le centrali del latte le condizioni contrattuali, compreso il prezzo, per la produzione di una parte o dell’insieme dei membri.

L’unica deroga è prevista per i soci delle cooperative, per tener conto della loro specifica natura giuridica e sempre che gli statuti contengano norme sulla consegna del latte alla centrale cooperativa, basate sugli stessi principi previsti dallo schema di nuovo regolamento. Il secondo punto del “pacchetto latte” riguarda le organizzazioni dei produttori e l’interprofessione, per i quali vengono proposte norme che riprendono quelle del settore ortofrutticolo in considerazione che per tale ultimo settore hanno contribuito notevolmente a rafforzare i legami tra le varie parti interessate all’interno delle filiere, migliorando la conoscenza e la trasparenza della produzione e dei mercati.

Questo permetterà di rafforzare il sistema contrattuale -anche nei complicati rapporti con la GDO- e la vigilanza delle istituzioni nazionali e comunitarie. In ogni caso l’adesione di un produttore ad un’organizzazione di produttori come ad una organizzazione interprofessionale rimarrà facoltativa e per evitare che l’obbligo di contrattazione collettiva per le organizzazioni dei produttori, del latte prodotto dai soci e ceduto alle centrali vada in conflitto con il principio del diritto alla concorrenza, vengono applicate delle specifiche norme di controllo e di salvaguardia di tale principio.

In particolare questo tipo di contrattazione non dovrà eccedere il 3,5% del totale della produzione comunitaria e inoltre non dovrà superare il 75% del totale della produzione di ciascun Stato membro, dove il totale della produzione nazionale è inferiore all’1,5% della produzione comunitaria oppure non dovrà sempre superare il 75% della produzione nazionale di tutti gli Stati membri che utilizzano tale tipo di contrattazione, a condizione che tale produzione non ecceda l’1,5% della produzione comunitaria. Infine il nuovo regolamento contiene poi una serie di norme per dare maggiore trasparenza a tutto il sistema.

Il monitoraggio dei prezzi rappresenta uno strumento per dare maggiore trasparenza alla filiera per cui il Gal raccomandava un ulteriore sviluppo dello strumento europeo di sorveglianza dei prezzi dei prodotti alimentari per studiare la possibilità di ottenere maggiori informazioni sui quantitativi di prodotti lattiero-caseari tramite Eurostat e gli istituti statistici nazionali. Nella proposta della commissione vengono quindi accresciute le informazioni che gli Stati membri devono fornire alla Commissione in materia di prezzi di mercato, di volumi e durata dei contratti di consegna del latte e di analisi delle prospettive di sviluppo del mercato nelle varie regioni e Stati membri dell’Ue. Inoltre per avere sotto controllo la situazione sarà previsto che i trasformatori di latte crudo comunichino ogni mese, alle Autorità nazionali, i dati relative alle consegne avvenute da parte dei produttori.

La battaglia degli emendamenti La discussione che si concluderà con il voto del 24 maggio non si presenta difficile perché le posizioni della proposta di regolamento della Commissione sono condivise maggiormente dai paesi mediterranei, mentre quelli continentali sono orientati ad un maggiore liberalismo soprattutto per quanto riguarda i vincoli contrattuali fissati prime delle consegne e la regolamentazione delle produzioni di formaggi anche se limitata ai quelli a denominazione d’origine protetta. Più in particolare viene ritenuta contraria alla libertà degli scambi e della contrattazione la norma inserita nella proposta di regolamento di imporre il confronto interprofessionale per fissare il prezzo del latte prima della consegna.